Dal ’93 un gruppo di medici veterinari stimati e impegnati a livello nazionale decise di collaborare al fine di apportare un miglioramento professionale alla disciplina veterinaria.

La scelta di digitalizzare il processo di gestione del paziente adottando il P.O.A., approccio introdotto negli anni ’60 nella pratica medica e nel 1971 adottato ufficialmente dalla “Georgia University”, derivava dalla necessità di una continua crescita culturale accostata a problemi di tipo gestionale e manageriale, amministrativo e fiscale.

La grande rivoluzione apportata dall’introduzione a livello software di questo sistema, fu la possibilità di supportare in termini sia pratici che metodologici, il lavoro complesso di diagnosi e individuazione di piani terapeutici svolto dai veterinari.

I segni clinici in questo modo non sono la semplice descrizione di un quadro clinico, ma si trasformano in meccanismi fisiopatologici di malattia.

Pertanto l’identificazione del substrato anatomo funzionale cessa di essere l’obiettivo finale, diventando un requisito preliminare per l’identificazione delle cause di malattia e dei meccanismi fisiopatologici,
permettendo un approccio globale e scientifico al paziente, alla malattia e alle sue manifestazioni.

La possibilità di ricercare agevolmente i casi clinici utilizzando parole chiave personalizzabili consente di sfruttare tutta la storia dei casi clinici in modo attivo a supporto delle nuove indagini cliniche e non semplicemente come un inerte archivio storico.

Il principio basilare del POA è che le malattie alterano l’anatomia e la funzione degli organi causando segni clinici; questi cambiamenti sono chiamati “problemi”. Si può definire problema qualsiasi cosa che interferisce con il benessere del paziente e che richiede un trattamento od un approfondimento.